Per esperienza personale, (non come mentalista, ma semplice appassionato dell’argomento ) posso dire che, come scritto nel libro di Ekman, bisogna osservare il volto molto bene, perché solo da esso si può capire l’emozione che il soggetto prova in quel momento preciso. ..
Beh, secondo me non è sufficiente; le armi che dobbiamo affilare sono varie, prima di tutto l’attenzione al volto, alle sue espressioni e microespressioni, poi alla postura; già linguaggio del corpo se vogliamo, attenzione all’eloquio, frasi, aggettivi avverbi, doppia negazione. …
Volendo provare un esperimento, si può usare il metodo di mentalismo che ci garantirà il successo, certo, ma se riusciamo a far ammettere allo spettatore che in quell’attimo di battito di ciglia o arricciamento del naso o…ecc..ecc.
stava pensado o cercando di non pensare addirittura, a ciò che noi abbiamo posto come oggetto dell’esperimento appunto,
avremo un successo che (se come capitato a me ) chiederanno : “…ma fino a che punto si può arrivare a capire cosa sta pensando una persona, col mentalismo? ?…””
Attenzione, perché con il provare sempre si può arrivare a dare persino fastidio. ..
Tecniche da usare e allenare e studiare per eseguire effetti, ma non da sfoderare sempre. …o perlomeno con parsimonia,
Visto che nessuno ama essere letto nel pensiero per ogni frase /affermazione da lui pronunciata. …
Tutto questo per dire : FUNZIONA !!!!
Gianluca stai introducendo un altro argomento molto interessante: IL MISTERO!
Concordo con te, le informazioni vanno date con parsimonia.
Infatti facciamo un dovuto distinguo: un conto è la cultura. Leggo, studio, mi informo, apprendo, imparo, prima per me stesso e poi per il me stesso professionista, perché ritengo che nuove conoscenze possano contribuire a dare nuova linfa al mio lavoro. E questo è quanto.
Come vedi, tra queste caratteristiche ho fatto molta attenzione a non inserire il termine “altri o all’altro”. Il compito del Mentalista, in veste di spettacolo o di perfromance, infatti, non è quello di insegnare o di formare lo spettatore. Il Mentalista lancia dei messaggi ed al massimo dissemina qualche indizio per far capire allo spettatore da dove la riflessione/il messaggio che abbiamo trasmesso è nato. Poi è compito dello spettatore fare il resto. Il Mentalista è giusto che trattenga un po’ di aurea di mistero, ma attenzione, non per una infantile gelosia di conoscenza, ma solo come garbato invito, rivolto allo spettatore, al fatto che la nostra mente, a volte, può fare molto di più di quello che ordinariamente si è portati a credere 🙂
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Per esperienza personale, (non come mentalista, ma semplice appassionato dell’argomento ) posso dire che, come scritto nel libro di Ekman, bisogna osservare il volto molto bene, perché solo da esso si può capire l’emozione che il soggetto prova in quel momento preciso. ..
Beh, secondo me non è sufficiente; le armi che dobbiamo affilare sono varie, prima di tutto l’attenzione al volto, alle sue espressioni e microespressioni, poi alla postura; già linguaggio del corpo se vogliamo, attenzione all’eloquio, frasi, aggettivi avverbi, doppia negazione. …
Volendo provare un esperimento, si può usare il metodo di mentalismo che ci garantirà il successo, certo, ma se riusciamo a far ammettere allo spettatore che in quell’attimo di battito di ciglia o arricciamento del naso o…ecc..ecc.
stava pensado o cercando di non pensare addirittura, a ciò che noi abbiamo posto come oggetto dell’esperimento appunto,
avremo un successo che (se come capitato a me ) chiederanno : “…ma fino a che punto si può arrivare a capire cosa sta pensando una persona, col mentalismo? ?…””
Attenzione, perché con il provare sempre si può arrivare a dare persino fastidio. ..
Tecniche da usare e allenare e studiare per eseguire effetti, ma non da sfoderare sempre. …o perlomeno con parsimonia,
Visto che nessuno ama essere letto nel pensiero per ogni frase /affermazione da lui pronunciata. …
Tutto questo per dire : FUNZIONA !!!!
Gianluca stai introducendo un altro argomento molto interessante: IL MISTERO!
Concordo con te, le informazioni vanno date con parsimonia.
Infatti facciamo un dovuto distinguo: un conto è la cultura. Leggo, studio, mi informo, apprendo, imparo, prima per me stesso e poi per il me stesso professionista, perché ritengo che nuove conoscenze possano contribuire a dare nuova linfa al mio lavoro. E questo è quanto.
Come vedi, tra queste caratteristiche ho fatto molta attenzione a non inserire il termine “altri o all’altro”. Il compito del Mentalista, in veste di spettacolo o di perfromance, infatti, non è quello di insegnare o di formare lo spettatore. Il Mentalista lancia dei messaggi ed al massimo dissemina qualche indizio per far capire allo spettatore da dove la riflessione/il messaggio che abbiamo trasmesso è nato. Poi è compito dello spettatore fare il resto. Il Mentalista è giusto che trattenga un po’ di aurea di mistero, ma attenzione, non per una infantile gelosia di conoscenza, ma solo come garbato invito, rivolto allo spettatore, al fatto che la nostra mente, a volte, può fare molto di più di quello che ordinariamente si è portati a credere 🙂
? grazie di avermelo chiarito meglio Federico. Stavo per confusionarmi anch’io. ..